Il testo che segue è la trascrizione degli appunti presi nel corso di una gita a Ravenna, che si è avvalsa del competente supporto delle guide di OrienteOccidente. Il testo è relativo ai monumenti a pagamento della città di Ravenna: la Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, il Battistero Neoniano, il Mausoleo di Galla Placidia e la Chiesa di San Vitale. La classe a cui è stata destinata l’uscita didattica è una prima media, che ha successivamente rielaborato l’attività svolta a Ravenna con lo studio degli appunti rielaborati dall’insegnante.
La storia di Ravenna da Onorio a Teodorico
Nel 402 d.C. l’Imperatore Onorio scelse Ravenna come capitale dell’Impero Romano d’Occidente perché protetta dalle lagune e perché si trovava sul mare, che rispetto ad oggi è arretrato di circa 12 chilometri. In questo periodo Ravenna, come Venezia, sorgeva su isole: quindi era una città protetta e sicura perché non raggiungibile facilmente via terra. Il porto, che era stato fondato da Ottaviano Augusto nel 1 sec. a.C. con funzione militare, era situato a Classe: oltre a costituire una rapida via di fuga verso l’Adriatico e l’Oriente, veniva utilizzato anche a scopi commerciali. Dopo Che Odoacre ebbe conquistato l’Italia ed ebbe inviato a Costantinopoli le insegne dell’Imperatore Romolo Augustolo, l’Imperatore d’Oriente Zenone decise di inviare in Italia l’ostrogoto Teodorico, per riportare l’autorità imperiale appena decaduta: Teodorico, nonostante fosse re e guida militare di un popolo barbaro, era un uomo colto, poiché si era formato alla corte di Costantinopoli e ammirava la civiltà e la cultura romana. Proprio la sensibilità, la tolleranza e la libertà che Teodorico intendeva concedere a culture diverse, fece sì che questo re decidesse di far convivere Romani e Ostrogoti ognuno con le proprie leggi, le proprie culture e religioni: per questo motivo fece costruire luoghi di culto per i Romani, che erano cattolici, e per gli Ostrogoti, che seguivano invece l’Arianesimo, e cioè il Cristianesimo predicato dal vescovo Ario che, per la sua maggior semplicità, si era diffuso presso le popolazioni barbare.
Basilica di Sant’Apollinare Nuovo
La Basilica di Sant’Apollinare Nuovo fu costruita per il culto ariano nel 505 d.C., durante il regno di Teodorico: sotto la dominazione ostrogota la basilica era intitolata a Cristo. Questo edificio religioso è anche una “chiesa di palazzo” (o “palatina”, perché costruita accanto al palazzo del re per la sua corte: nella parte bassa del timpano è infatti scritta la parola latina “palatium”, che si riferisce appunto al palazzo imperiale. La Basilica di Sant’Apollinare Nuovo riprende la tradizione architettonica della basilica paleocristiana: è infatti di forma rettangolare, con una navata centrale di larghezza doppia rispetto alle due navate laterali, da cui è divisa da una serie di colonne, ed è caratterizzata dalla presenza di un’abside, la parte più importante della chiesa in cui si trova l’altare. Le colonne che dividono la navata centrale dalle due navate laterali sono dodici su ogni lato: questo numero ricorda quello dei dodici apostoli; l’abside dell’altare è rivolta verso l’Est, il punto cardinale in cui sorge il Sole e dove, quindi, sorge anche la luce divina della resurrezione di Cristo che con il suo sacrificio ha salvato gli uomini dal peccato. Nella Basilica di Sant’Apollinare Nuovo sono particolarmente importanti le decorazioni musive o mosaici. Il mosaico è un’arte che nasce per la decorazione dei pavimenti: con il Cristianesimo il mosaico diventa parietale, e quindi viene composto anche sulle pareti dei luoghi di culto. Ciò accade perché, dato che le tessere dei mosaici hanno come caratteristica fondamentale la riflessione della luce, il mosaico stesso diventa un’immagine della luce divina e quindi di Dio stesso. Diversamente dal mosaico, l’affresco non presenta queste caratteristiche. Il vetro colorato con cui sono stati realizzati i mosaici di Ravenna venivano prodotti a Bisanzio e giungevano via nave a Ravenna; gli artigiani che componevano con pazienza e perizia i mosaici erano invece di provenienza locale. I due mosaici che si possono ammirare sulle pareti di destra e di sinistra sono entrambi composti da tre fasce diverse, disposte verticalmente. Sulla parete di sinistra, nell’ordine inferiore, si può osservare la città di Classe (dove si trovava il porto di Ravenna), rappresentata con la città e le navi: si tratta di una rappresentazione teodoriciana del V sec. d.C. Come si può osservare dal mosaico, Classe era cinta da mura difensive e il porto aveva funzione commerciale, poiché attraverso di esso venivano scambiate merci con l’Oriente. Dalla città di Classe parte un corteo di donne con una corona e l’aureola: da questi due dettagli, la corona e l’aureola, si evince che si tratta di martiri cristiani, che hanno testimoniato a costo della propria vita la fedeltà all’insegnamento di Cristo. Per questo motivo hanno diritto ad entrare nel giardino che si vede nel mosaico, che rappresenta il Paradiso. Il corteo femminile è guidato dai re Magi, che sono raffigurati in modo completamente diverso rispetto alla rappresentazione tradizionale: non hanno la corona in testa, ma dei capelli con punte arrotondate. Questa infatti è l’immagine originaria e più fedele dei Magi, astronomi e sapienti provenienti dalla Persia (odierno Iran), dove si usava il berretto frigio. Anche sulla parete di sinistra si può osservare un segno abbastanza evidente della censura operata dai bizantini: mentre la Vergine Maria è di età teodoriciana, il corteo delle martiri è successivo, come si può vedere dalla differenza nelle tessere d’oro tra una parte e l’altra. Sulla parete di destra, nell’ordine inferiore, è rappresentato il palazzo di Teodorico, come si può comprendere dalla parola latina “palatium”. Oltre al palazzo, sullo sfondo, sono presenti anche le due cattedrali e due battisteri, dedicate alla religione cristiana cattolica e al Cristianesimo ariano. Un caratteristica molto particolare di questo mosaico è la presenza dei dettagli di alcune mani sulle colonne del palazzo di Teodorico, che non sfugge agli osservatori più attenti: questo dettaglio è molto importante perché rivela come il mosaico composto durante il regno di Teodorico sia stato successivamente ritoccato e modificato dopo il 540 d.C., l’anno in cui Giustiniano I, Imperatore dell’Impero Bizantino, riconquista Ravenna alla fine della Guerra Greco-Gotica. Si pensa infatti che al posto delle tende scure che si trovano tra le colonne fossero rappresentate delle guardie o dei militari ostrogoti, che i bizantini, meno tolleranti di Teodorico verso altre culture e religioni, avrebbero rimosso e sostituito. Anche il corteo dei santi che occupa la maggior porzione della parete destra non è di età teodoriciana ma è stato sostituito durante la dominazione bizantina: analogamente al corteo delle martiri, anche i santi portano l’aureola e la corona. Sulle loro vesti sono presenti le gammadie, e cioè delle lettere il cui significato non è ancora chiaro. Tra i santi martiri, il primo è rappresentato diversamente da tutti gli altri: è il vescovo San Martino, rappresentato con il color porpora che solitamente viene dedicato a Cristo, che si era battuto contro l’ eresia e in particolare contro l’Arianesimo: infatti da “Basilica di Cristo” di età ostrogota, Sant’Apollinare Nuovo diventa “Basilica di San Martino”. San Lorenzo, il quarto santo da sinistra, ha una veste d’oro, in quanto fin dai tempi dell’Imperatore Costantino era considerato il protettore della famiglia imperiale. Il corteo dei martiri si rivolge verso Cristo, che si trova verso l’abside della basilica: Cristo è circondato dai quattro arcangeli, due per ogni lato.
Battistero Neoniano
Il battistero è il luogo di culto cristiano dove si celebra il rito del Battesimo. Tradizionalmente i battisteri si trovavano in un corpo separato rispetto alla chiesa, proprio per testimoniare la distanza tra chi è battezzato e può recarsi in chiesa a seguire le celebrazioni e accostarsi ai sacramenti e chi invece, non essendo ancora battezzato, non può entrarvi. Il Battistero Neoniano di Ferrara sorge accanto all’antica cattedrale: ha assunto questo nome perché è stato rinnovato dal vescovo di Ravenna Neone, che lo fa decorare. Venne anche nominato battistero “degli ortodossi” per distinguerlo da quello degli Ariani. Anche il Battistero Neoniano, come altri edifici di questo tipo, è di forma ottagonale: la scelta di un poligono regolare con otto lati non è casuale, ma indica simbolicamente l’ottavo giorno, quello della resurrezione e della rinascita che ogni nuovo riceve grazie al sacramento del battesimo. Anticamente il rito battesimale avveniva attraverso l’immersione in un vasca, che solitamente si trovava al centro dell’edificio: quella attualmente presente nel Battistero Neoniano non è quella originale. Particolarmente interessanti sono i mosaici posti sulla cupola del battistero, suddivisi in tre grandi cerchi concentrici. Il cerchio più interno, posto sulla sommità della cupola, rappresenta l’episodio del Vangelo del battesimo di Cristo: al centro si vede Cristo immerso nelle acque del fiume Giordano, alla sua sinistra San Giovanni Battista e a destra una personificazione del fiume Giordano; dall’alto scende una colomba che simboleggia la discesa dello Spirito Santo. Nel secondo cerchio sono rappresentati i dodici apostoli, che portano la corona, simbolo del martirio ma anche premio della vita eterna. Nel terzo cerchio sono invece presenti delle strutture architettoniche legate al rito del battesimo, come ad esempio dei troni e dei posti vuoti, così rappresentati perché saranno occupati dai catecumeni, e cioè coloro che otterranno la salvezza subito dopo aver ricevuto il sacramento battesimale. La comunità dei fedeli è rappresentata dai quattro vangeli aperti, mentre le figure dei profeti sono sormontati dalle conchiglie, simboli dell’acqua e del battesimo.
Mausoleo di Galla Placidia
Galla Placidia, figlia di Teodosio I e sorella di Onorio e Arcadio, fu reggente dell’Impero Romano d’Occidente quando il figlio Valentiniano III, ancora in tenera età, non era in grado di guidare l’Impero. Fece costruire per sé il Mausoleo che porta il suo nome, anche se i suoi resti non vi furono mai conservati. Il tema decorativo del mausoleo, una costruzione in mattoni di piccole dimensioni, è la notte stellata, presente nelle volte e nella cupola, al cui centro si trova una croce d’oro che simboleggia la salvezza e la resurrezione: così come l’abside delle chiese cristiani, anche questa croce è rivolta verso Est, il punto cardinale in cui sorge il Sole e, per analogia, il punto da cui proviene la luce della salvezza divina. Ai lati della volta sono raffigurati degli animali che rappresentano i quattro evangelisti, mentre nelle lunette sono rappresentati gli apostoli con le colombe, che rappresentano lo Spirito Santo. Anche i quattro bracci che formano la pianta a croce del mausoleo sono presenti dei mosaici: sopra il sarcofago di pietra che avrebbe dovuto contenere Galla Placidia si trova San Lorenzo Martire, la cui importanza è anche sottolineata nella Basilica di Sant’Apollinare Nuovo dalla veste d’oro: nel mausoleo di Galla Placidia, San Lorenzo viene rappresentato sulla destra, nell’atto di rivolgersi direttamente a chi osserva il mosaico, quasi a chiamarlo a testimone del suo martirio: tiene la croce come se fosse una spada, e cioè un’arma con cui combatte gli eretici. La grata infuocata del martirio di San Lorenzo si trova al centro, ed è costruita con un forte senso di tridimensionalità e di profondità. In questo mausoleo si può quindi osservare una fusione, un’unione perfetta tra l’arte romana e quella greca: il senso della prospettiva e della profondità sono il punto più alto dell’arte del mosaico romano.
Chiesa di San Vitale
La Chiesa di San Vitale risale al VI sec. d.C., ed ha una forma straordinaria perché non basilicale: infatti non è un rettangolo diviso in navate e concluso da un’abside come Sant’Apollinare Nuovo, ma presenta una pianta ottagonale. Si può quindi dire che ha la forma di un battistero. Il secondo elemento particolare della struttura architettonica di San Vitale è la presenza di due piani: il piano posto più in alto costituiva il matroneo, e aveva cioè la funzione di accogliere le donne e i bambini che assistevano alle celebrazioni separati dagli uomini. È presente un mosaico pavimentale del VI sec., di cui rimangono due spicchi, mentre il resto del pavimento è stato rifatto in epoche successive. Il pavimento di San Vitale, nel corso dei secoli, è stato influenzato dal fenomeno della subsidenza: trovandosi in una zona ricca di acque sotterranee, come altri monumenti di Ravenna, anche la Chiesa di San Vitale si è abbassata, sprofondando nel terreno. Per molto tempo quindi il pavimento della Chiesa è stato rialzato rispetto a quello originario, come si vede anche dal segno lasciato alla base delle colonne interne del perimetro ottagonale: grazie all’uso di idrovore le fondamenta della chiesa sono state asciugate e quindi ora è possibile vedere il pavimento nel suo stato originario. Oltre alla sua struttura, un altro elemento di straordinarietà della chiesa consiste nei mosaici bizantini in essa presenti, concentrati nel presbiterio e nell’abside, e cioè nei punti più importanti della chiesa in cui si celebra l’Eucarestia. Il tema che viene celebrato nei mosaici è quello del sacrificio: le immagini rappresentate seguono quindi un progetto preciso e ben definito. Al centro della volta è presente la figura di Gesù Cristo, con ai lati i quattro santi che lo sorreggono. La rappresentazione di Cristo è diversa da quella sofferente a cui siamo abituati: si tratta infatti di un Cristo giovane, felice e trionfante, posizionato sopra una sfera azzurra che simboleggia tutto il creato; questa è la rappresentazione di “Cristo Pantocratore”, e cioè creatore del cielo e della terra. Cristo viene rappresentato nel momento in cui porge la corona a San Vitale, martire del III-IV secolo, che si trova alla sua sinistra. Il tema del sacrificio è presenta anche sulla lunetta che si trova a sinistra dell’altare, che raffigura il sacrificio di Isacco raccontato nell’Antico Testamento: a sinistra del mosaico Abramo e sua moglie Sara ricevono l’annuncio della nascita del loro figlio, mentre sulla destra la mano di Dio ferma Abramo nel momento in cui sta sacrificando il suo unico figlio a Dio, che gli aveva chiesto ciò per mettere alla prova la sua fede. Sulla lunetta che si trova sul lato opposto, a destra dell’altare, una mano benedicente che scende dal cielo benedice Abele, rappresentato da un agnello che testimonia il suo sacrificio per mano di Caino (sulla sinistra) e il profeta Melchisedec sulla destra, nell’atto di offrire pane e vino. Ai due lati dell’abside, in basso, sono presenti i mosaici che raffigurano l’Imperatore d’Oriente Giustiniano I (sulla sinistra) e l’Imperatrice Teodora, sua moglie (a destra). Nella Chiesa di San Vitale trovano spazio, oltre che figure religiose, anche figure del potere politico: sia Giustiniano che Teodora, assieme alla loro corte, sono rappresentati con vesti di colore porpora, lo stesso utilizzato per Cristo, e con l’aureola; la corona portata da Giustiniano contiene il pane, mentre quella portata da Teodora contiene il vino, entrambi simboli del sacrificio di Gesù per gli uomini. Sotto l’arco absidale, e cioè il grande arco che divide l’abside dal resto della chiesa, sono raffigurati i dodici apostoli, assieme ai due figli di San Vitale, Protasio e Gervasio, rappresentati alla base dei pilastri dell’arco. Vicino ad uno degli ingressi della Chiesa, è presente un sarcofago del V sec., in cui i Re Magi vengono rappresentati in bassorilievo con il cappello frigio, come nel caso della Basilica di Sant’Apollinare Nuovo.
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